I pionieri del Motorsport italiano: Tomaso Trussardi
La parola ai pionieri, a chi era lì dal giorno zero a sperimentare, imparare, sbagliare e correggere. Questa è la storia di come la tecnica è cambiata e si è evoluta nel corso degli anni, raccontata da chi ne è stato e ne è ancora assoluto protagonista. Tomaso Trussardi.
Cominciamo con una suggestione: qual è il suo primo ricordo di un’auto da corsa? Quali sensazioni ha provato vedendola?
Non saprei dire con esattezza se questo sia davvero il mio primo ricordo di un’auto da corsa, ma sicuramente è la prima cosa che mi viene in mente se ci penso. Sto parlando di quando andai a Monza con mio papà e salii su una barchetta bianca e verde, probabilmente una Minardi, una di quelle formule biposto che si usano per far fare i giri in pista ai clienti o agli sponsor. Ebbene, salii a bordo di questa vettura e feci un solo giro di pista perché, avendo solo dieci anni, non ero pronto per sopportare fisicamente le forze che entrano in gioco quando si va così forte. Tuttavia, nonostante questa “avventura a metà” ricordo che provai un’emozione fortissima, composta da un mix di adrenalina e dalla sensazione di controllo che il pilota esercitava sulla macchina, che mi piacque moltissimo.
Quando invece ha avuto per la prima volta l’opportunità di guidarne una? Come si è sentito?
Grazie alla passione di mio papà ho avuto la possibilità di guidare parecchie auto sportive, soprattutto Lancia e Alfa Romeo, in quanto era un alfista appassionato. Una delle prime macchine sportive che ho guidato è stata una Lancia Thema Ferrari 8.32, che mi ricordo essere potentissima e davvero emozionante da guidare. In altre occasioni mi ricordo di aver guidato con mio fratello alcuni modelli Porsche che avevamo occasione di utilizzare.
Cosa rappresenta per lei il Motorsport oggi?
Per me è passione e laboratorio, non saprei come definirlo in altro modo. Vedo il Motorsport come una fucina per quelle che saranno le tecnologie del futuro, anche dal punto di vista storico, quando cominciò la contaminazione – tuttora in corso – tra il settore automobilistico e aerospaziale, che ha dato un notevole impulso ad entrambi. Un esempio su tutti è proprio l’utilizzo della fibra di carbonio, iniziato in Formula Uno e in seguito mutuato anche dall’aerospaziale; Bercella è portavoce anche di questa tendenza, essendo un player importante in entrambi i settori.
Dopo il progetto Maserati Restomod, la sua 3200 GT diventerà una one-off chiamata MV 3200 GTC, dove MV sta per Motor Valley e C per Carbonio. Cosa rappresentano per lei questi due elementi e come mai ha voluto incorporarli così fortemente nel progetto della sua macchina?
Questo è un progetto di passione, didattico e di filiera; senza questi elementi l’idea non avrebbe potuto prendere forma. È didattico perché con l’intermediazione della Dallara Academy abbiamo avuto accesso alle competenze universitarie, e grazie ad Innovation Farm siamo entrati in contatto con gli istituti tecnici del territorio della Motor Valley; a seguito di questi primi passaggi abbiamo svolto un’attività di reverse engineering sulla vettura per ottenerne le matematiche digitali, sulle quali sono state basate quelle della nuova automobile. Si è poi partiti da qui per realizzarla, utilizzando ovviamente i materiali compositi per renderla più leggera.
Qual è la sua accezione di Restomod?
Per me era fondamentale riuscire a reinventare e rimodernare la vettura mantenendone intatto lo spirito e rispettandone la storia. Pertanto, noi abbiamo preso la Maserati 3200 GT e l’abbiamo “semplicemente” immaginata attualizzata, più leggera, più larga, più potente, più importante a livello visivo, e tutto questo era ottenibile soltanto attraverso l’ausilio della fibra di carbonio, un materiale imbattibile in quanto a versatilità, che era proprio quello che faceva al caso nostro.
Com’è stato il primo contatto con Bercella? Come ha capito che era il Partner giusto per questo tipo di progetto?
Ho avuto il piacere di conoscere Franco Bercella tramite Emanuele Burioni, che insieme a me è l’ideatore di questo progetto, che ha prima di tutto l’intento di racchiudere quello che è lo spirito e l’indotto della Motor Valley. Per farlo ci servivano dei capifila che potessero prendere in mano il programma, gestendolo nella sua complessità, e quando ho parlato con Franco sono stato subito molto colpito dall’entusiasmo che ha mostrato nei confronti di Restomod e delle sue finalità, perciò è stato naturale iniziare questo percorso con Bercella.
Parlando di futuro, come si aspetta che questo progetto supporti la Motor Valley e, più in generale, l’industria italiana?
In generale, rimanendo su un’ottica B2B, il mercato è giocoforza controllato dalle Case automobilistiche, anche in termini di visibilità. Spostandosi invece sul B2C, e andando quindi verso il cliente finale, si riesce maggiormente a diversificare l’attività di business. Questo va purtroppo incontro alla legislazione, ancora molto chiusa rispetto al settore in cui si sta facendo strada Restomod, benchè sia un ambito totalmente diverso da quello delle auto moderne, in quanto è proprio il cliente ad essere differente. Il nostro cliente è una persona che già possiede auto importanti, e che vuole dare lustro a questo settore emergente acquistando una vettura diversa, distante dalle caratteristiche odierne.
Pensiamo ad esempio al cambio, la MV 3200 GTC manterrà il suo cambio manuale, cosa ormai più unica che rara sulle auto moderne, anche su quelle dei costruttori della Motor Valley. Senza dimenticare che stiamo facendo un’auto ancora analogica, rispetto agli ultimi infotainment digitali!
I suoi profili Instagram sono diversi e seguitissimi, inutile dire che i social abbiano dato una cassa di risonanza prima impensabile: come pensa che essi possano valorizzare il progetto, oltre alla comunicazione tradizionale?
Instagram è davvero un luogo meraviglioso, perché postando la mia passione per le macchine sono entrato in contatto con altri appassionati e con altre realtà affini all’automotive, che ora sono partner del progetto; ed è sicuramente una frontiera molto innovativa per il business.
Chi la segue sa che lei è costantemente attivo su diversi progetti legati alle auto speciali: ci anticipa qualcosa del futuro?
Un mio sogno nel cassetto sarebbe riuscire un giorno ad omologare questa macchina, perché rappresenterebbe la soddisfazione di tutti poter vedere il progetto Maserati Restomod davvero su strada e fruibile da più persone.