Un sogno chiamato Le Mans: James Glickenhaus

La parola ai pionieri, a chi era lì dal giorno zero a sperimentare, imparare, sbagliare e correggere. Questa è la storia di come la tecnica è cambiata e si è evoluta nel corso degli anni, raccontata da chi ne è stato e ne è ancora assoluto protagonista. James Glickenhaus.

Partiamo da una suggestione: qual è il suo primo ricordo di un’auto da corsa e quando ha avuto l’opportunità di guidarne una per la prima volta?

Quando avevo 12 anni, sono andato al Salone dell’Auto di New York e ho visto la Ferrari 250 GTO che aveva appena vinto la 24 Ore di Le Mans. La ricordo come una vera emozione, dal momento che non avevo mai visto niente di più bello di quella macchina fino ad allora.

Dopo quel momento, quando avevo 15 anni, ho trasformato una Studebaker del 1954 in una drag race e mi sono sentito molto emozionato quando ho avuto modo di guidarla per la prima volta. È stato fantastico!

Cosa rappresenta per lei il motorsport oggi? Come le è venuta l’idea di entrare a far parte dell’entry list del WEC quest’anno?

È sicuramente un’opportunità straordinaria per la nostra piccola azienda di mostrare ai nostri clienti che possiamo competere con famosi giganti del motorsport. Pensiamo ad esempio a Le Mans: quest’anno corriamo nella stessa classe di Toyota e Alpine, che hanno entrambe un’enorme storia di competizioni alle spalle. Questo significa davvero molto per noi.

Per quanto riguarda la seconda metà della domanda, ho sentito che le nuove regole della classe Hypercar erano un’opportunità unica nella vita per noi di disegnare, progettare, costruire e correre nella classe regina a Le Mans. Così abbiamo deciso di rischiare e siamo stati ripagati, realizzando un’auto molto bella e performante, anche grazie alla competenza dei nostri partner, tra i quali Bercella ha avuto un ruolo importante nel progetto, fornendoci la monoscocca in fibra di carbonio e le strutture antiurto anteriori e posteriori omologate FIA (FIAS e RIAS). Questi componenti sono tra i più cruciali per un’auto da corsa, poiché garantiscono un’elevata resistenza all’impatto e un ottimale assorbimento degli urti, che si traducono in uno standard davvero alto quando si tratta della sicurezza del pilota in caso di impatto. Inoltre, i materiali compositi garantiscono leggerezza e rigidità, anch’esse caratteristiche molto importanti nel Motorsport.

In che modo pensa che la fibra di carbonio abbia rivoluzionato l’industria del motorsport?

Non c’è dubbio che da quando la fibra di carbonio è apparsa per la prima volta nel mondo delle corse, ha dato inizio a una grande rivoluzione. A partire da quel momento, abbiamo avuto la possibilità di passare rapidamente da progetti CAD, direttamente a parti finite leggere e molto resistenti. Questo ci ha anche permesso di accorciare drasticamente i tempi del progetto, sicuramente critici per un settore come il nostro.

Inoltre, facendo un salto temporale al presente, la fibra di carbonio si è rivelata fondamentale per proteggere più volte il conducente dopo incidenti che avrebbero potuto essere fatali solo pochi anni prima.

Come è iniziata la collaborazione con Bercella? Qual è stata la sfida principale per quanto riguarda i tempi molto stretti per l’approvazione del progetto all’inizio?

Abbiamo conosciuto Bercella attraverso Podium Engineering, uno dei principali partner del progetto LMH. Non appena abbiamo avuto modo di parlare con Bercella, abbiamo subito riconosciuto la loro competenza sul campo e ci siamo resi conto che condividevamo entrambi gli stessi ideali: eccellenza, competenza e know-how agonistico.

Inoltre, una gestione dei costi molto efficace e un time-to-market sorprendentemente breve ci hanno convinti a impegnarci in questo progetto con loro. Una decisione di cui non ci pentiamo di certo perché ci ha portato a ottimi risultati.

Ad esempio, la nostra prima partecipazione con due vetture è stata alla 6 Ore di Monza, e il risultato è stato eccezionale, con un terzo posto nella classe LMH e un quarto assoluto; correre forte contro le migliori squadre della classe regina del WEC in Italia è stato molto emozionante.

Alla 24 Ore di Le Mans, invece, siamo arrivati quarti e quinti di classe, dimostrando la grande affidabilità delle nostre macchine, cosa che in una prova così dura non era scontata.

Bercella ha sede nella Motor Valley italiana; questo è un valore aggiunto per la sua SCG 007 e per le sfide future?

Sicuramente lo è, dal momento che ogni giorno respirano la passione per il motorsport e i motori, e questo si riflette nel loro lavoro e nella loro competenza. Inoltre, il loro quartier generale è vicino alla nostra base operativa per il nostro programma Hypercar di Le Mans, e questo è un innegabile vantaggio logistico.

Riassumendo, posso dire che abbiamo davvero trovato un buon rapporto di lavoro ed equilibrio, grazie al quale possiamo guardare insieme alle nostre prossime grandi sfide.