I pionieri del Motorsport italiano: Michela Cerruti

La parola ai pionieri, a chi era lì dal giorno zero a sperimentare, imparare, sbagliare e correggere. Questa è la storia di come la tecnica è cambiata e si è evoluta nel corso degli anni, raccontata da chi ne è stato e ne è ancora assoluto protagonista. Michela Cerruti.

Cominciamo con una suggestione: qual è il tuo primo ricordo di un’auto da corsa? Quali sensazioni hai provato guidandola?

Vale innanzitutto la pena dire che tutto è nato da un corso di guida che avevo fatto con Mario Ferraris, il quale disse poi a mio papà che secondo lui valeva la pena che io corressi, ed è cominciato tutto così. A parte quel corso non avevo nessuna base tecnica o esperienza precedente, quindi mi sono fidata del mio istinto; successivamente abbiamo affinato sempre più le mie capacità e ho avuto la possibilità di crescere tanto da questo punto di vista. Era il 2008 e c’era nell’aria il ritorno alle corse di Romeo Ferraris. Quel giorno eravamo in pista e mi sono seduta al volante della mia prima macchina da corsa, una Renault Clio che aveva corso il campionato monomarca di quell’anno.

Se dovessi ricordare una cosa che più di altre mi aveva colpito, direi il rumore. La macchina stradale è un’altra cosa, sembra tutto ovattato. Invece alla guida di una macchina da corsa ci sei tu e il motore, pochi controlli (per non dire nessuno), insonorizzazione non pervenuta, nessun accessorio al quale normalmente siamo abituati. Insomma, non c’è niente, “solo” tanto divertimento.

Cosa rappresenta per te il Motorsport oggi?

Per me ad oggi è una grandissima fetta di vita, dopo essere stata per tanti anni l’unica, con il 90% del mio tempo passato in giro tra una gara e l’altra, anche di campionati diversi, e il restante 10% dedicato a quel poco di vita privata che mi rimaneva. Adesso le cose sono cambiate, anche perché mi sono spostata fuori dall’abitacolo, dedicandomi agli aspetti manageriali, logistici e organizzativi. Questa percentuale si è ulteriormente ridotta dal 2019 con l’arrivo del mio bambino, ma rimane e rimarrà sempre l’aspetto lavorativo che preferisco, proprio per la passione che mi lega ad esso.

A volte penso davvero che servirebbero giornate di 36 ore ma non è possibile, per cui ho imparato a selezionare le cose da fare dando una priorità ad ognuna di loro, da mio figlio, alle attività con Romeo Ferraris e Sky per Formula Uno e Formula E, solo per citarne alcune.

Hai un palmares di tutto rispetto, che conta partecipazioni e vittorie nei più svariati campionati, dagli esordi nel Campionato Italiano Turismo Endurance (CITE) fino al Campionato Auto GP, passando per il Campionato Italiano Gran Turismo e il Blancpain Endurance Series. Quale categoria e quale macchina hai sentito più tua?

Su questo non ho dubbi: BMW Z4 GT3. L’ho amata da tanti punti di vista, era una macchina che si adattava bene alle mie caratteristiche di pilota e alla mia guida, e con lei ho corso tante gare e campionati diversi ai quali sono molto affezionata: la 24 Ore di Spa, la 24 Ore del Nordschleife, il GT Italiano e il Blancpain World Series tra le più importanti.

Sono sempre stata una grande fan delle gare di durata e in particolare delle 24 Ore. C’è tutta una preparazione dietro per cercare di arrivare al meglio al weekend di gara, tra allenamenti mirati sia fisici sia di concentrazione, il simulatore e la rincorsa al giusto riposo che di fatto non arriva mai perché tra prove e impegni giornalistici si parte dal lunedì prima! Ma tutto questo è ripagato poi dall’enorme soddisfazione che provi quando la finisci, che assicuro essere davvero emozionante.

Recentemente hai guidato la Giulia ETCR, dopo aver seguito l’inizio del progetto e i successivi sviluppi di questo prototipo. Che sensazioni ti ha dato?

La prima cosa che colpisce su una macchina elettrica è l’assenza di sound, che è un elemento che ti avvolge e che ti dà molte indicazioni a livello di guida. C’è da dire che avevo già smarcato questo elemento con la primissima generazione della Formula E, che mi aveva visto coinvolta in pista in prima persona, perciò ho retto bene il colpo. Invece devo dire che mi sono dovuta abituare al fatto di non cambiare marcia, perché è un automatismo talmente radicato che quando non c’è sembra quasi che manchi fisicamente un pezzo.

Al di là di questo, guidare la Giulia ETCR è stata davvero una figata. In primo luogo, è una macchina che va davvero forte, con un’accelerazione bruciante che non la fa sentire pesante, grazie al baricentro molto basso e un avantreno estremamente preciso. D’altro canto, la frenata è una fase critica del giro proprio per il peso della macchina che, a differenza di quanto appena detto, in questa fase si fa proprio sentire. Nel complesso è una di quelle auto che dà gusto, che più la guidi più la guideresti.

Per quanto riguarda l’elettrificazione delle auto da corsa, hai già avuto esperienza in Formula E nel 2014. Cosa pensi di questa attenzione alle zero emissioni, che sta sempre più dimostrando il Motorsport e che adesso si traduce nell’ETCR, il primo campionato elettrico per auto da turismo?

Il futuro sta andando, almeno parzialmente, nella direzione dell’elettrificazione delle auto e della sostenibilità ambientale, perciò penso che sia una tendenza normale e giusta da seguire e sviluppare anche dal punto di vista del Motorsport. Certamente è una tecnologia nuova, che applicata al mondo delle corse vive un grande boost di potenza; il rovescio della medaglia consiste in uno sviluppo ancora molto massiccio da fare per quello che riguarda la sostenibilità dell’evento del suo complesso e l’alleggerimento delle vetture. Va detto che la Formula E ha fatto dei passi avanti da questo punto di vista, ma è dovuto principalmente al fatto che ormai è un campionato collaudato; il Pure ETCR si propone di seguire questa stessa strada ma siamo solo alla prima edizione, perciò vedremo nel futuro quali saranno gli sviluppi in questo senso.

Parlavamo prima del progetto Giulia ETCR, per il quale Bercella ha progettato e realizzato le carrozzerie e l’innovativo telaio del pacco batterie, che distingue la vostra macchina dai competitor. Come è avvenuto il primo incontro tra Romeo Ferraris e Bercella? Come avete capito che eravamo il partner giusto per un progetto così innovativo?

La nostra storia con Bercella nasce ormai 10 anni fa con la Superstars Series e da allora abbiamo sempre avuto grande piacere nel continuare questa collaborazione, prima di tutto per un discorso di qualità del prodotto, dei materiali e di azione. Questo punto soprattutto è stato fondamentale nel progetto Giulia ETCR perché la concorrenza è rappresentata da grandi case automobilistiche e noi, al di là dell’inferiorità di fondi e personale, volevamo progettare e realizzare un prodotto che fosse all’altezza dei nostri competitor, efficiente e competitivo ai massimi livelli, e grazie a Bercella abbiamo lavorato molto bene in quest’ottica.

Oltretutto, nel mondo del Motorsport è difficile trovare delle realtà davvero affidabili come qualità e tempistiche, e per Romeo Ferraris era davvero imperativo poter contare su queste caratteristiche nei nostri fornitori. Un partner come Bercella è perfetto da questo punto di vista, e infatti si è dimostrato essere davvero affidabile per la correttezza dei componenti forniti, consentendoci di non “perdere tempo” prezioso in fasi critiche, come è questa dell’inizio del campionato, e come è stato l’anno scorso per la presentazione dell’auto. Ultimo ma non ultimo, un partner italiano è sempre un valore aggiunto a qualsiasi tipo di progetto, quindi volevamo fortemente Bercella anche per questo motivo.

Questo è tra l’altro uno di quei progetti partiti appena prima del lockdown del 2020, subendone ovviamente tutti i disagi. Qual è stata la chiave per riuscire comunque a mettere in pista la vettura nei tempi stabiliti?

Il Covid sicuramente ha impattato moltissimo sui tempi del progetto perché all’inizio era davvero tutto fermo in tutto il mondo e per forza di cose questo ha avuto una ricaduta anche sul campionato oltre che sui costruttori. Di fatti, il 2020 doveva essere l’anno 0 del Pure ETCR, con una serie di eventi promozionali a livello mondiale, che servivano per far conoscere questa nuova nicchia del Motorsport, ma che ovviamente non ci sono stati.

In generale, per questo progetto ci è voluta tanta capacità di adattamento, per tutte le parti coinvolte. Però i risultati ci vedono pronti alla sfida all’alba del campionato.

Uno dei temi caldi del mondo racing è la continua ricerca delle prestazioni, alleggerendo le vetture senza penalizzare la sicurezza. È innegabile che la fibra di carbonio sia l’elemento più indicato per raggiungere questo tipo di risultato. Come state lavorando a questo proposito con Bercella? È in atto una riduzione dei pesi su alcune aree del corpo vettura?

La Fibra di Carbonio è sicuramente uno degli elementi chiave di tutto il progetto Giulia ETCR. Senza la malleabilità e le caratteristiche di questo materiale, molte cose non sarebbero state possibili. Questo a maggior ragione visto che i prototipi sono davvero pesanti (stiamo parlando di circa 1.800 kg) e il lavoro di alleggerimento delle carrozzerie in carbonio viene ad essere ancora più cruciale nella ricerca delle prestazioni.

Ma alla fine dei conti siamo a target anche con il peso, e il carbonio è stato sicuramente l’arma vincente per raggiungere questo obiettivo, tanto più che tutte le macchine partono dalla stessa base di partenza per quanto riguarda la potenza delle batterie, quindi sarà molto interessante capire quanto è sottile la linea che delimita una buona prestazione da una vincente.

Per concludere, guardiamo al futuro: quali sono le sfide che ci aspettano, come aziende e come costruttori, nei prossimi anni?

Al momento è imperativo per noi concentrarci sul presente, perché siamo di fronte ad una cosa totalmente nuova, rispetto alla quale però siamo molto confidenti del fatto che possa anche avere delle ricadute molto positive in futuro, prima fra tutte il customer racing. Per il momento ci concentriamo sul far vincere la Giulia ma con buoni risultati e con ottimi fornitori come Bercella, contiamo davvero di poter pensare a un progetto a lungo termine.